29 marzo
Giovedì Santo
(Preconio Pasquale)
Giovedì Santo
Venerdì Santo
Sabato Santo
Domenica di Pasqua «Risurrezione del Signore»
II domenica di Pasqua o della Divina Misericordia
III domenica di Pasqua
IV domenica di Pasqua
V domenica di Pasqua
VI domenica di Pasqua
Ascensione del Signore
Pentecoste
O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena
nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte,
affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio,
convito nuziale del suo amore,
fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero
attingiamo pienezza di carità e di vita.
(Colletta, Messa In Cena Domini)
Sul far della sera, nell’ora più opportuna, si celebra la Messa “In Cena Domini”, con la partecipazione piena di tutta la comunità locale.
La Santa Comunione ai fedeli si può dare soltanto durante la Messa; ai malati, invece, si potrà portarla in qualunque ora del giorno.
Il tabernacolo deve essere vuoto. Per la comunione del clero e dei fedeli, si consacri in questa Messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente (cf. MR, pag. 135).
La celebrazione della Cena del Signore introduce la Chiesa nel Triduo pasquale. Con particolare intensità siamo invitati a prendere parte al memoriale della vera Pasqua, rivivendo nella fede il passaggio di Cristo da questo mondo al Padre, lui che ha amato i suoi fino alla fine (cf. Gv 13,1). Lasciamoci raggiungere da questo amore infinito ed eterno, che si dona e si consegna: è il testamento di Gesù, il distintivo del discepolo, l’anima più profonda del ministero ordinato.
Durante il canto dell’inno, si suonano le campane. Terminato il canto, non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale (MR, pag. 135).
Nell’omelia si spieghino ai fedeli i principali misteri che si commemorano in questa Messa, e cioè l’istituzione della Santissima Eucaristia e del sacerdozio ministeriale, come pure il comandamento del Signore sull’amore fraterno (MR, pag. 136).
Dove motivi pastorali lo consigliano, dopo l’omelia ha luogo la lavanda dei piedi (MR, pag. 136). Essa intende esprimere il gesto compiuto da Gesù nel Cenacolo, ossia il suo donarsi “fino alla fine” per la salvezza del mondo. Tutti i membri del popolo di Dio possono essere scelti per ricevere la lavanda dei piedi; si raccomanda inoltre che ai prescelti venga fornita un’adeguata spiegazione del significato del rito stesso (cf. Lettera di papa Francesco al Prefetto per la Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti sul rito della “lavanda dei piedi”, 20 dicembre 2014).
Durante il rito si cantano alcune antifone scelte tra quelle proposte dal Messale Romano (pp. 136-137) oppure altri canti adatti alla circostanza.
Subito dopo la lavanda dei piedi – quando questa ha luogo – oppure dopo l’omelia, si dice la preghiera universale (MR, pag. 138).
Si curi con particolare attenzione la presentazione dei doni. Come indicato dal Messale Romano, si disponga la processione dei fedeli che portano, insieme con il pane e il vino per l’Eucaristia, doni per i poveri (cf. MR, pag. 138). Tale gesto, compiuto al termine della Quaresima, si armonizza con i misteri celebrati e annunciati nell’omelia e può essere adeguatamente introdotto e raccordato a tutta la celebrazione da una sobria monizione.
Oltre il prefazio, si potrebbe valorizzare con il canto il racconto dell’istituzione (cf. MR, pp. 1072-1075; 1116-1119).
In questa sera, con l’ausilio di ministri ordinati e di ministri straordinari della Comunione, si invita a distribuire l’Eucaristia sotto le due specie: la comunione anche al calice (per intinzione o bevendo dal calice, cf. OGMR 285-287) esplicita meglio la volontà di Gesù il quale ha consegnato la memoria della sua Pasqua nel mangiare il Corpo e nel bere il Sangue dell’alleanza (cf. OGMR, pag. 281).
Dopo l’orazione, come indicato nel Messale Romano (cf. MR, pp. 143-144) si forma la processione che accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione. Si esortino i fedeli a dedicare un po’ di tempo della notte all’adorazione davanti al Santissimo Sacramento.
Segue la spoliazione dell’altare. Se è possibile, si rimuovano le croci dalla chiesa; quelle che rimangono in chiesa è bene velarle.